A detta di Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta, che ne scrive la prefazione, questo libro è stato scritto «nell’intento di illustrare alcuni percorsi affettivi ed educativi del rapporto quotidiano tra genitori e figli, indaga tutti i canali della prassi comunicativa - verbale, non verbale e paraverbale - a dimostrazione del fatto che non solo sulle parole, ma anche sul sorriso, sulla postura, sullo sguardo, sui gesti, sul tono della voce si deve e si può lavorare per la riuscita di un’educazione sentimentale consapevole e radicante».
Sociologo specializzato in comunicazione e presidente dell’Associazione Internazionale di Intelligenza Linguistica, dopo la laurea in Italia ha proseguito la sua formazione presso l’Università di Harvard e quella di Oxford. Si è inoltre formato personalmente con il consulente in comunicazione di Bill Clinton e Barack Obama.
Da un evento personale in cui il figlio, uscendo da scuola a testa bassa lamentandosi che una compagna lo ha preso in giro per le scarpe, e a cui l’autore ha in fretta ribattuto che le scarpe erano invece belle, ecco che questo libro prende forma perché – si rese subito conto – che questa comunicazione non era efficace. È importante aiutare i figli a formarsi un proprio sistema personale di giudizio, basato su propri valori e gusti, e non su quelli di altri. Quindi, anziché condire via l’evento con «Le tue scarpe sono belle», l’autore si è prontamente corretto coinvolgendo il figlio e dando valore alla sua opinione: «E tu, cosa ne pensi?»

Come si aumenta l’autostima in un figlio? Il presupposto fondamentale affinché un bambino cresca credendo in sé stesso è che i genitori per primi credano in lui. L’autostima è l’immagine che ognuno ha di sé e condiziona la visione del mondo e come lo si affronta. Non è sufficiente amare i nostri figli e avere fiducia nelle loro capacità: dobbiamo saperglielo comunicare e dimostrare, con le parole e con i fatti. Fai attenzione se tuo figlio non vuole andare a scuola, se ha paura delle novità, se idealizza gli altri, se si isola dagli altri, se reagisce alle critiche in modo aggressivo e se ricerca l’attenzione in modo ossessivo. Nella costruzione dell’autostima di un figlio, il genitore ha un grande potere. Oggi sappiamo, ci dice l’autore, che l’autostima dei bambini nasce e cresce principalmente attraverso l’ambiente in cui crescono. Tramite l’interazione con le persone che lo circondano, tuo figlio raccoglie piccoli frammenti di informazioni e percezioni su di sé. In questo contesto, a noi genitori è stato dato un ruolo importantissimo: siamo infatti lo “specchio parlante” attraverso cui nostro figlio esplora sé stesso. Sulla base di quello che riflettiamo e di quello che diciamo, lui costruisce l’immagine di sé. Il messaggio da condividere è: ti amo per quello che sei.
Come aiutarli a capire e gestire le emozioni? Per un bambino è molto importante imparare a riconoscere tutti i tipi di emozione (soprattutto quelle negative), dare loro un nome e accettarle. Questo vale sia per le emozioni che riconosce negli altri, in primis nei genitori, sia per le emozioni che prova il bambino stesso. Altrettanto importante è che il bambino impari a esprimerle in modo corretto. Alcuni psicologi sostengono che se queste emozioni non vengono esternate, è possibile che i piccoli le sfoghino in manifestazioni estreme, come ad esempio comportamenti aggressivi, ansia, bassa autostima, problemi di concentrazione, iperattività, disturbi del sonno, dell’umore o incontinenza.
Se sei arrabbiata esprimilo e riferisciti a un comportamento: tuo figlio va bene, il suo comportamento no. Ma cos’è la comunicazione? È composta da elementi verbali (le parole), para verbali (tono, volume, ritmo), non verbali (linguaggio del corpo). In una comunicazione che coinvolge e svela sentimenti e atteggiamenti, Albert Mehrabian spiega che le parole hanno incidenza solo per il 7%, il para verbale per il 38% e il non verbale per ben il 55%. Il tono di voce può essere complice o da rimprovero. Lo sguardo e il linguaggio del corpo vanno di conseguenza.
E allora, come parlare? Un genitore che parla troppo non sta comunicando, sta monologando. L’obiettivo di una vera comunicazione è il dialogo aperto, che tenga conto delle opinioni di tutti, che faccia sentire tuo figlio rispettato e apprezzato e lo incoraggi costantemente a esprimersi e a tirar fuori i suoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi pensieri e, soprattutto, le sue paure.
10 consigli pratici per comunicare in famiglia:
- Immagina la famiglia come un “sistema”, Dr. Phill McGraw, esperto di famiglie in crisi, dice che la famiglia è un sistema in cui gli elementi interagiscono fra di loro e cosa rinforza il legame? La comunicazione;
- Considera i genitori come “leader” della famiglia. Il compito di un genitore non è quello di essere “simpatico”, è quello di essere una guida;
- Non si può non comunicare. Nel suo libro La pragmatica della comunicazione, Paul Watzlawick sostiene che ogni comportamento ha valore di messaggio. Quindi, anche il silenzio, la distrazione o l’isolamento di un adulto nei confronti di un bambino costituiscono messaggi;
- In comunicazione non esistono fallimenti ma solo risultati. Se sbagli a comunicare te ne accorgerai, anche quando avrai trovato il modo giusto;
- Separa l'intenzione dal comportamento. L’intenzione dei nostri figli è sempre valida e lodevole, spesso il comportamento non l’accompagna. Distinguile;
- Stai in guardia dalle reazioni automatiche: quelle dovute ad automatismi che scattano dopo aver vissuto lo stesso capriccio per mille volte;
- Distingui tra obiettivi a breve e lungo termine. Pensa anche ai valori che trasmetti, a tuo figlio che cresce;
- I bambini imparano osservando, di fronte ai nostri figli siamo tenuti a essere persone migliori;
- Ricordati che ogni persona ha la propria “mappa del mondo”… sì, anche i tuoi figli;
- Comunica a tuo figlio il tuo amore. Non darlo per scontato, dimostralo.

Come farsi ascoltare dai nostri figli? Possiamo definire l’intelligenza linguistica come la capacità di usare in modo consapevole il potere delle parole per capire e farci capire da chi ci ascolta. Nel rapporto tra genitori e figli è assolutamente indispensabile imparare a essere linguisticamente intelligenti. L’autore fornisce consigli pratici per parlare in modo intelligente:
- Evita le negazioni, prima dobbiamo vedere le cose e poi dobbiamo negarle, troppo difficile; meglio mostrare praticamente il comportamento desiderato.
- La sfida, sfrutta il gioco insito nelle sfide e stimola tuo figlio con sfide con sé stesso «Scommetto che non riesci a finire di sistemare tutto prima di cena».
- Rinforza i comportamenti positivi, elogia l’impegno più che il risultato.
- Riferisciti all’”io”. L’autore riporta una frase detta da una nonna dal dottore «Perché mi interrompi mentre parlo? Sei davvero un bambino maleducato.», ecco come potrebbe essere corretta: «Quando mi interrompi succede che perdo il filo. Preferirei che tu aspettassi e potrò darti tutta l’attenzione che meriti.»
- Dai alternative: anziché dire «Non si gioca con il pallone in casa», suggerisci «Metti la giacca e vai in giardino a giocare con la palla», altrimenti si potrebbe dire «Oggi piove e non puoi uscire, domani andrai in palestra. Ora, vieni qui che facciamo un altro gioco insieme.»
Come far trasparire l’amore nelle parole che usiamo? 1. Fai attenzione alle etichette negative (sei un disastro, sei stupido, sei cattivo!). 2. Lavora sui rimproveri, invece di dire «Non si tolgono i giochi agli altri bambini, sei proprio un maleducato!» usa: «Hai tolto il gioco al tuo amichetto? È una cosa maleducata. I bambini gentili evitano di fare certe cose / i bambini come te chiedono il permesso». 3. Attento ai verbi “provare” e “cercare” perché non indicano direttamente l’azione da svolgere. Invece di dire «Cerca di non far arrabbiare tua sorella» usa «Comportati bene con tua sorella». Per aiutare tuo figlio, inizia col coltivare la tua autostima, come? 1. Amati per chi sei, 2. Accetta i tuoi aspetti positivi e negativi, 3. Prenditi la responsabilità dei tuoi comportamenti e assumi il controllo, 4. Fatti valere e riscopri la tua indipendenza, 5. Conosci te stesso e la tua ragion d’essere, 6. Abbi fiducia in te stesso e nelle tue capacità, 7. Rispetta te stesso e agisci con integrità.
Citazioni:
«Figli si nasce, genitori si diventa.»
«E se per scelta, ingenuità, pigrizia o paura, i genitori decidono di “restare fuori” dalla Rete, di fatto lasciano i propri figli completamente soli a gestire strumenti che invece richiedono una certa dose di attenzione e cautela.»
«Nei momenti di difficoltà rivolgiti a tuo figlio usando il “noi”, così rinforzi l’idea che la vostra famiglia sia un luogo di protezione e condivisione.»
«Quanti genitori rinunciano a parlare con i loro figli senza mai accorgersi che il loro non era un dialogo, cioè uno scambio di parole, di valori, di emozioni, di intimità tra due persone, quanto piuttosto un’imposizione di regole incomprensibili?» (dalla prefazione di Luigi De Maio, psicoterapeuta, psichiatra e neurologo)
«Il presupposto fondamentale affinché un bambino cresca credendo in se stesso è che i genitori per primi credano in lui.»
«Essere genitori non è sempre facile, anzi quasi mai lo è.»
«Come genitore, è bene che ti interroghi in ogni momento sul tipo di pianta che desideri veder crescere.»
«Noi “grandi” siamo spaventati da emozioni negative come rabbia, frustrazione e tristezza e per questo evitiamo di esprimerle.»